L’ultima speme di un socialista democratico
(pubblicato da Michele Serra su ‘il Venerdì’ di Repubblica il 3/03/2017)
Caro Serra,
lo scrissi in una lettera al Riformista del 9 dicembre del 2006 che il matrimonio fra ex-democristiani ed ex comunisti non s’aveva da fare; che si sarebbe risolto, nel più nobile degli esiti, nell’hegeliana «notte in un cui tutte le vacche sono nere»; nonostante il pessimismo di una lucida ragione ho comunque sempre continuato volitivamente a cercare una ragione nel PD e a sostenerlo seppure appunto in maniera critica. Ma ora è giunto il momento di non ritorno; o, meglio, il momento del ritorno al punto di partenza, quando da una parte c’erano i DS e dall’altra la Margherita (di cui c’era piuttosto da augurarsi un’alleanza di governo che una fusione in un ibrido velleitario). Siamo al punto di partenza ma forse, più realisticamente, anche molto più indietro; sia per questioni di ordine politico che di ordine morale. Cosa dunque si deve augurare ora un riformista di sinistra? Di una sinistra sociale che si congeda sulla destra dall’ormai Partito Democraxiano di Renzi (con cui comunque bisognerà interloquire) e che certo non ha alcuna intenzione di risolversi nella Sinistra Identitaria di Fratoianni? L’augurio è quello della confluenza di Rossi e Bersani in un soggetto unitario e socialista con Pisapia. Ma forse anche questo è destinato a essere solo un augurio. Che «anche la Speme, ultima Dea, fugge i sepolcri: e involve tutte cose l’obblío nella sua notte». Perché qui, a sinistra, di sepolcri ormai si deve parlare e di una notte in cui il nero delle vacche non è più almeno la viva pelle ma il loro stesso abito funereo. Socialdemocratici di questa piccola Italia, unitevi!