Pisapia, Beatrice e l’Unità
Scrivo queste righe su un pensiero che avevo da qualche tempo e che stamattina ha trovato una sua fioritura fra diverse occasioni particolari. E’ un po’ di tempo che vado riflettendo sulla meritoria azione di Pisapia e, in particolare, oltre al problema della prospettiva politica, mi interrogo sul nome ultimo che la formazione che si va costituendo debba prendere. Un nome importante ma non ingombrante; agile ma non effimero. Che ridia un’identità alla sinistra ma non sia identitario. Che guardi alla sua storia ma non sia il rifugio di nostalgie decadenti e anime belle. Che riscopra la memoria ma guardi al futuro. E, proprio in questo senso, un fatto accidentale, ma non troppo, mi ha confermato nel mio pensiero. Stamattina, come da qualche giorno a questa parte, la mia piccola figlia Beatrice, che ha appena terminato la prima elementare, prima ancora di far colazione, prende i suoi libri e già alle 8.00, se non prima, si mette di sua sponte a fare i compiti che le maestre le hanno assegnato per l’estate. Sembra che un’intuizione originaria, proprio nelle sue priorità delle colazioni, le dica, nel suo spirito, che è proprio con la cultura che si mangia. Un cibo, quello della cultura, che va consumato insieme. Vuole che in questi suoi momenti le stia vicino. Non tanto per aiutarla: l’appello sembra essere a un senso di unità che ancora prima delle letture e dei compiti sembra essere il cibo della sua alba. Ed è qui che il mio pensiero si rinforza nel segno dell’incanto ma anche della preoccupazione per il suo futuro. Che ci sia una forza, in Italia, sotto il cui segno, nella polis e oltre la famiglia, il mio germoglio possa dischiudersi nei suoi cromatismi più belli. Una forza politica che rimetta al centro proprio l’impegno intellettuale e non intellettualistico e l’unità al netto dell’omologazione. Ecco quanto vado pensando da un po’ e che in questi giorni anche la dismissione da parte del Partito democratico del ‘suo’ giornale rende disponibile a una nuova battaglia; e chiami ognuno alle sue responsabilità innanzitutto rispetto a quello che dobbiamo, a sinistra, a i nostri figli: Unità! Sia questo il nome che, andando oltre il quotidiano di Insieme, le forze riunite della sinistra italiana, da Pisapia a Prodi, riprendano nel segno della memoria e del futuro. Non ce lo chiede l’Europa, ce lo chiede Beatrice. Non ce lo insegnano i politologi, ce lo insegna Beatrice.