I richiami della democrazia
(pubblicato su ”il Riformista” del 02/11/2007)
Caro direttore,
certamente uno dei fenomeni che, nella storia delle istituzioni politiche europee, scandì il passaggio dall’Ottocento al secolo scorso fu la crisi dello stato liberale e l’avvento dello stato democratico. Gli istituti liberali furono chiamati ad aprirsi a una più ampia rappresentanza della società e in quei paesi dove questo fenomeno non riuscì in maniera razionale si assistette all’avvento degli stati totalitari. Oggi assistiamo a diversi fenomeni che forse ci indicano che la stessa esperienza dello stato democratico, così come lo abbiamo conosciuto nello scorso secolo, è a un punto di svolta del suo corso storico. Se infatti sentiamo ormai parlare a ogni passo di crisi della politica dovremmo per altro verso, meglio, chiederci se gli istituti della democrazia rappresentativa, così come li abbiamo conosciuti, siano ancora in grado di esprimere plasticamente la fisionomia e le dinamiche della nuova società. E se forse non sia venuto il tempo in cui si debba cominciare a pensare a una riforma della rappresentanza in senso più diretto. Più fenomeni storici recenti ci spingono sulla via di questi interrogativi. Innanzitutto, in ordine cronologico, le spinte più o meno ordinate che si sono manifestate e si manifestano nella società in ordine al federalismo. C’è sicuramente, in questo senso, l’esigenza di accorciare i passaggi e i ritmi della mediazione rappresentativa. In secondo luogo, non è forse errato pensare che lo stesso successo di Berlusconi risieda, almeno in parte, nella capacità di una persona di rappresentare un termine di riferimento e di identificazione diretto con il mondo della politica. Vi sono poi, da ultimo, i grandi successi delle primarie che pure possono essere spiegati nel segno di una partecipazione più immediata al fine della determinazione delle vicende politiche da parte della società civile. Si potrebbe argomentare ancora in questo senso ma riteniamo che gli elementi siano sufficienti per ritornare al punto e lasciare cadere i seguenti interrogativi: più che di crisi della politica non dovremmo più utilmente approfondire il tema della crisi degli istituti della rappresentanza politica? E poi, per non andare incontro alle spiacevoli sorprese che si verificano puntualmente quando la politica è incapace di rispondere razionalmente ai cambiamenti della società, non si dovrebbe forse riflettere urgentemente su quali siano le vie della riforma che la stessa sofferenza delle istituzioni attuali reclama insieme ai conati più o meno composti della società civile? Sono questi i punti interrogativi con cui forse la nostra cara democrazia ci sta richiamando al compito storico della riforma piuttosto che aquello ideologico dell’esportazione.