Il nuovo governo e le stelle dell’avvenire
Il governo Di Maio Salvini Berlusconi non mi scandalizza più di tanto (né tantomeno mi sorprende tale sincretismo). E’ l’espressione democratica di un umore, ahimè, dominante del popolo italiano; proprio dell’Italiano come oggi è storicamente (furente moralista, xenofobo ma al tempo stesso sempre poi disposto all’imbrogliuccio); così, in quanto tale, il nuovo governo ha, a mio avviso, la sua propria legittimità (mi limito però a ricordare che molte fra le più dolorose esperienze politiche del Novecento, proprio a partire dall’Italia, hanno avuto questa origine democratica).
Come invece possano mai un solo momento aver pensato, molte persone di sinistra, che il M5S potesse essere il nuovo sole dell’avvenire, proprio non lo capisco. Sta di fatto che: critiche col Nazareno ora si ritrovano a sostenere un governo che è nato nel segno del beneplacito di Berlusconi e con lui dovrà sempre interloquire (pare infatti che dal contratto di Di Maio sia già sparito il tema del conflitto di interessi); quindi, senza liberarsi di Berlusconi, si sono imbarcati nella bella compagnia dei leghisti (i fascisti del nuovo millennio). Che, quanto proprio al tema di imbarchi e sbarchi, hanno come sentimento ancestrale dei rapporti umani quello di buttare a mare le persone (forse perché, nere, sporche e maleodoranti, non le considerano proprio persone).
Si può certamente (ma ormai anche anacronisticamente) obiettare che l’inclinazione liberista del PD abbia sospinto una parte del suo elettorato verso i 5S. Sennonché questa inclinazione, che c’è stata e ha la sua origine già nel gruppo dirigente dei DS, è stata un’inclinazione di grado ma non di genere. Passare dal PD ai 5S, gemelli naturali di Salvini, a mio avviso è invece un’inclinazione di genere. Schiettamente: preferisco aver vissuto l’agonia del PD ed essere andato a morire politicamente fra le secche di Liberi e Uguali piuttosto di aver solo per un momento immaginato una palingenesi della sinistra grazie al M5S.