Il Partito Democratico e l’Europa
(pubblicato su ”il Riformista” del 2/12/2008)
Nel riflettere in merito alla questione posta dal Riformista sulla collocazione europea del Partito democratico, la mente è andata alle famose parole con cui Ignazio Silone disse di essere “un socialista senza partito e un cristiano senza chiesa”. Il gruppo dirigente del Pd, per converso, partitocratico senza socialismo e clericale senza cristianesimo, nell’ultima croce del suo equidistanzismo, sembra infatti annaspare, fra socialismo e popolarismo, nella spasmodica ricerca di un terzo fantomatico gruppo democratico … ad personas! Perché, comunque, fra queste righe non si legga solo l’istanza critica, mi sembra di poter indicare costruttivamente un criterio ragionevole qualora, almeno per una volta, si voglia scegliere: se non vi è infatti nessuna contraddizione perché un cattolico entri, con la sua sensibilità, in un partito di articolata connotazione socialista, sembra piuttosto strano che un socialista debba entrare in un partito che, in Europa, rappresenta, con piena legittimità, le istanze conservatrici. Probabilmente però un problema reale sussiste: mentre in Europa la distinzione fra popolari e socialisti è di carattere strettamente politico, in Italia siamo ancora sul piano della continuità fra politica e religione. Con buona pace della modernità