Simoncino del demo di Torre Maura
(pubblicato sul Fatto Quotidiano del 9/04/2019)
Negli stessi giorni in cui succedevano i fatti di Torre Maura, capitava che, in classe, leggevo con i ragazzi l’Apologia di Socrate. E capitava che, nell’interloquire con loro sul libro in questione, gli facessi una domanda. Secondo voi, perché Socrate viene trascinato in tribunale con l’accusa di indagare sulle cose del cielo e su quelle di sottoterra e di rendere più forte il discorso più debole (cose che non faceva), viene cioè trascinato in tribunale con l’accusa di essere un filosofo naturalista e un sofista (cose che non era); mentre il filosofo naturalista Anassagora e il sofista Protagora che proprio ad Atene erano venuti da fuori per diffondere il naturalismo e la sofistica non furono processati né tantomeno condannati a morte? Un ragazzo, fra le tante risposte che si sono levate, ha centrato l’obiettivo. “Perché era di Atene prof!”. Esatto Giovanni, perché era di Atene! E quindi? “E quindi – io ad incalzarlo – che significa al fondo quello che mi rispondi?”. “Prof … se qualcuno viene da fuori è molto più facile screditarlo, soprattutto in una società in cui è molto forte il vincolo fra i cittadini … come succede un po’ nei paesi” continuava Giovanni! “E Socrate – io ancora a incalzarlo – Socrate?”. “Prof – andava dritto al centro Giovanni – Socrate era la voce stessa della città! Non era un forestiero. La sua voce non poteva essere non ascoltata come un’altra voce della città.” Meraviglioso Giovanni. Dritto al centro del problema! E così Simoncino di Torre Maura, bisogna pensare, come Socrate! Chiunque avesse detto le sue stesse cose non avrebbe potuto dare alle stesse parole la stessa anima. Proprio il suo slang di ragazzo della periferia est di Roma – stupidamente criticato dalla scrittrice Elena Stancanelli – ha bucato l’immaginario di chi ha visto e ha ascoltato la sua discussione con quelli di Casa Pound. Il suo “nun me sta bene che no!” ha sottratto il legame che qualcuno vorrebbe unico fra il popolo e i populisti. Più o meno fascisti, più o meno leghisti, più o meno cinquestellisti. Di fronte a Simoncino nessuno poteva dire che fosse un radical chic. Simoncino è di Torre Maura. Lo rivendicava lui con forza di fronte all’energumeno forzanuovista: “Torre Maura è er quartiere mio!” Ecco perché Simoncino ha dato fastidio a chi è fascista e ha suscitato l’orgoglio di chi è di sinistra! Ha dato fastidio ai demagoghi di oggi come Socrate lo diede a quelli di ieri. Simoncino ha dato fastidio perché stavolta la logica è arrivata come un cazzotto nella pancia a chi proprio sulla pancia e con la pancia specula! Anche Socrate, proprio sull’incipit dell’Apologia platonica rivendica il fatto che, al processo lo sentiranno parlare con le stesse parole, così un po’ alla buona, con cui lo hanno sentito parlare sempre per le vie dei quartieri di Atene. Un po’ alla buona, e non con frasi ornate e imbellettate come gli oratori, a meno che abile oratore non si dica nei confronti di chi dice la verità. Socrate del demo (ovvero del quartiere) di Alopece, demo nella quadrante est dell’Atene del V secolo a. C. Così come Simoncino del demo di Torre Maura, demo del quadrante est della Roma contemporanea. Socrate e Simoncino … due del demo ma non dei demagoghi! due del demo e, insieme, del logos!